Dal Libro "Alice nel paese delle meraviglie" di Lewis Carroll
Un giorno Alice arrivò ad un bivio sulla strada e vide lo Stregatto sull'albero.
- "Che strada devo prendere?" chiese.
La risposta fu una domanda:
- "Dove vuoi andare?"
- "Non lo so", rispose Alice.
- "Allora, - disse lo Stregatto - non ha importanza".
Con questo dialogo Lewis Carroll in una fiaba entra nel merito di uno dei limiti maggiori che l'uomo può avere: l'indecisione.
L'indecisione che deriva dal semplice motivo di non essere focalizzati sul punto di arrivo, sulla meta. Come possiamo decidere se non ci è chiaro l'obiettivo che vogliamo raggiungere?
Di per se questa domanda potrebbe sembrare scontata anche nella sua risposta, ma di fatto è il dramma che stiamo vivendo in questi ultimi anni.
Di fronte ad una miriade di informazioni di cui siamo quotidianamente in possesso, di fronte ad una situazione di malessere sociale, di fronte ad una caduta dei valori, prima fra tutti la centralità dell'essere umano, sostituiti da regole economiche e finanziarie del mercato globale, ecco che l'uomo perde l'orientamento e non riesce a traguardare il futuro.
Le stesse nuove generazioni soffrono questo stato di incertezza nel loro futuro faticando a valutare progetti nella loro vita.
Quanto sopra se è una situazione generalizzata nella società si riflette anche sull'impresa.
Va considerato che in questi ultimi anni l'impresa nei suoi imprenditori sta perdendo o ha perso, al di fuori di pochi casi, il ruolo economico e sociale che li contraddistingue. L'impresa non è solo uno strumento per accumulare ricchezza ma un mezzo per creare benessere sociale. Anche qui si evidenzia il ruolo primario dell'essere umano come fonte primaria nel'evoluzione creativa, innovativa e sociale.
Una celebre frase di Charles Darwin enunciava che "il lavoro nobilita l'uomo e lo rende libero", oggi riflettere su questa citazione può sembrare un pensiero di altri tempi, anacronistico che non riflette la verità e forse un tentativo di ammansire il popolo. Dobbiamo fare un notevole sforzo per cogliere appieno il senso compiuto di quanto Darwin intendeva.
Il lavoro è un'importante componente della nostra vita, non tanto come scambio del proprio impegno per un compenso economico, ma quanto per la sua primaria importanza nell'evoluzione della specie umana. Il lavoro deve essere visto come un importante contributo nella generazione di uno sviluppo etico e sociale.
Purtroppo la responsabilità economico sociale dell'impresa sta segnando il passo e il valore del lavoro e di chi se ne fa carico nell'impresa si è perso così come altri valori ad esso associati come talento, merito e competenze. Il cosiddetto capitale umano che definiva l'importanza che esso aveva per l'impresa (il termine capitale riconosce il valore nello stato patrimoniale dell'azienda) di fatto è diventato un costo e come tale deve essere ridotto.
Questa logica nasce dall'incapacità dell'impresa di gestire gli eventi e di esserne invece padrona. Subire gli eventi è sinonimo di non avere prospettive per il futuro e di non avere obiettivi chiari. Le scelte vengono fatte per far fronte alle problematiche del presente senza una visione chiara di come l'azienda si posizionerà nel futuro.
Purtroppo questo modo di agire è poco lungimirante, non crea le basi per il futuro e ogni decisione diventa un problema. Non avendo un obiettivo quale strada intraprendere? Una vale l'altra stiamo comunque navigando al buio senza il sestante e una stella polare.
La scelta è diventata un dramma; in balia degli eventi è difficile capire quale strada intraprendere. Un dramma che nasce dall'incapacità di fermarsi e valutare attentamente la situazione, un po' come la gazzella che inseguita dal leone, non sapendo cosa fare, ma con l'intenzione di salvarsi, corre all'impazzata continuando a cambiare direzione senza nessuna strategia, finendo per essere catturata e sbranata.
Se non si vuole fare la fine della gazzella, bisogna valutare attentamente le mosse del leone ed anticiparle, ciò vuol dire riflettere ed analizzare la situazione e scegliere la direzione corretta.
Esistono due vie ad oggi per un'impresa, senza nessuna alternativa: la via virtuosa e la via inerte.
Ritornando alle vicende di Alice con lo Stregatto possiamo parafrasare dicendo: puoi scegliere la tua via ma fallo con lungimiranza.
Si può scegliere una via virtuosa dove ci si pone con un obiettivo chiaro con la volontà di superare gli ostacoli, credendo nel futuro dei propri progetti, investendo in innovazione di prodotto, di processo e di mercato, credendo nelle proprie risorse soprattutto quelle umane con le loro capacità e competenze. La strada del merito e del talento è quella che premia coloro che guardano avanti con creatività ed impegno costante per essere premiati nel futuro, rilassandosi sul capitale creato con i propri collaboratori.
L'alternativa è la via inerte, dove si sceglie di subire gli eventi con frustrazione, credendo che non fare una scelta ci possa proteggere. Ci si adagia nell'oblio dell'indecisione per superare l'ostacolo della paura: "meglio non decidere per non sbagliare". Del resto abbiamo mille scuse da accampare: siamo in crisi, lo Stato non ci protegge, le banche non di finanziano. Certo tutte realtà incontestabili, ma senza un'attività progettuale come poter accedere a forme di finanza agevolata, senza credere nella formazione come migliorare le proprie competenze accedendo ai fondi paritetici interprofessionali, come aggregarsi in reti di imprese che consentono di avere massa critica e non affrontare i problemi in solitudine?
La via inerte del resto ci porterà comunque ad una scelta, macabra purtroppo, ed è quella di come morire.
Tornando a parafrasare Darwin si può concludere dicendo che non è l'impresa più forte e grande che sopravvive, ma quella che sa addattarsi più velocemente al cambiamento.