Esiste una confusione di fondo quando si parla di Startup che a volte fa rientrare in questo mondo l’avvio di piccole imprese. Qual è allora il fattore fondamentale che identifica una Startup? Su questo argomento c’è una opinione comune che identifica come fattore fondamentale l’innovazione. L’innovazione può avere aspetti diversi: innovazione tecnologica, di processo, di prodotto o ancorché una nuova idea, tutti aspetti che nascono da uno sforzo creativo che a volte si integra con quanto già esistente rinnovandone caratteristiche e requisiti.
Non a caso nell’art. 25 del d.l. n. 76/2013, tra i requisiti di tipo giuridico economico e finanziario, viene indicato che una Startup deve avere quale oggetto sociale esclusivo o prevalente, lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico.
A rinforzare questo concetto indica poi che deve:
1. sostenere spese in ricerca e sviluppo in misura pari o superiore al 15 per cento del maggiore importo tra il costo e il valore della produzione;
2. impiegare personale altamente qualificato per almeno un terzo della propria forza lavoro
3. essere titolare o depositaria o licenziataria di almeno una privativa industriale relativa ad una invenzione industriale o biotecnologica
La cultura delle Startup in Italia non ha avuto quell’espansione rispetto ai Paesi Esteri più evoluti dove si è invece consolidata e ha consentito la crescita di nuove realtà che hanno permesso a chi ha intrapreso Startup significative di guadagnare milioni di dollari. I motivi principali dell’insuccesso di molte Startup in Italia partono dalle problematiche relative al loro finanziamento e lancio.
La legislazione italiana sulle Startup ha dato slancio alla loro costituzione, ma le garanzie fornite in caso di fallimento del progetto ha aiutato a instillare la convinzione che un fallimento non è una tragedia ma il viatico per un altro tentativo con maggior esperienza, non comprendendo che difficilmente ci sarà un successo dopo un primo fallimento Tutto ciò va a discapito di una presa di coscienza delle difficoltà nell’intraprendere una startup non ultima quella delle fonti di finanziamento.
Il finanziamento che attualmente si può percepire grazie ai numerosi bandi nazionali o regionali o di istituti come la Camera di Commercio o tramite il crowdfunding invogliano iniziare una Startup, questi fondi però finanziano l’avvio e la prima fase e si esauriscono prima che la Startup possa diventare una vera e propria impresa. In quest’ultima fase servono ulteriori forme di finanziamento che difficilmente viene devoluto dal sistema finanziario nazionale se non con ferree garanzie.
Tutto ciò fa sì che la moria delle Startup nella fase di maturazione è molto alta rispetto a quanto avviene all’estero, perdendo in tal modo un potenziale creativo e innovativo enorme.
La facilità attuale nel far partire una Startup ha creato non pochi problemi di concorrenza. Si verifica sempre più il fenomeno della nascita di Startup i cui contenuti innovativi se non sono simili sono perlomeno nello stesso mercato con prodotti o servizi che in qualche modo si sovrappongono. Questo indica la necessità quando si are una Startup di verificare l’eventuale concorrenza e il posizionamento della propria idea innovativa nei suoi confronti. In questo caso è opportuno riverificare il proprio prodotto/servizio per riuscire ad aprirsi uno spazio libero nel mercato. In alternativa bisogna pensare all’aggregazione con la concorrenza.
Partire del resto in un mercato estremamente concorrenziale vuol dire accettare già dall’inizio una riduzione di profittabilità che richiederà nella fase di maturazione maggiori finanziamenti e una diminuzione di appetibilità da parte dei finanziatori.
La fase di lancio di una Startup nel mercato è la parte più delicata. Si può avere una buona idea, un buon prodotto o un buon servizio, nessun concorrente, ma ciò non corrisponde ad avere implicitamente un mercato. Il lancio di una Startup nel mercato richiede grosse competenze commerciali che molte volte le Startup non hanno. L’azione marketing commerciale ha una serie di metodi e regole che se non vengono applicate difficilmente consentono di costruire un mercato in grado di finanziare l’impresa.
Partendo dallo studio del cliente di riferimento e dall’analisi delle su aspettative e dei suoi bisogni si può purtroppo verificare che anche una buona idea non è appetibile. Se ciò avviene è mancato come nella maggior parte dei casi di Startup innovative una preventiva analisi dei fabbisogni del cliente, cosa non rara quando si è infervorati nel dare forma ad un’idea ritenuta geniale. Questa difficoltà comunque può essere superata se si è dotati delle giuste competenze marketing che riescono a far crescere nel cliente il bisogno per quanto offerto.
Anche la crescita non è da sottovalutare perché richiede una organizzazione che possa gestire tutta una serie di problematiche legate all’industrializzazione della produzione, alla gestione delle forniture e alla gestione contabile finanziaria della nuova impresa.
Non basta il genio che sviluppa un’idea servono anche collaboratori che abbiano competenze in gestione. L’esempio di facebook è emblematico agli inizi la creatività di Mark Zuckerberg ha avuto un valido appoggio nel socio Eduardo Saverin che si occupava della parte gestionale/finanziaria.
Di fronte a questi problemi e all’alta moria delle Startup si è pensato di utilizzare gli incubatori. Gli incubatori. Gli incubatori hanno il compito di aiutare le Startup al lancio nel mercato per renderle autonome nel mercato.
Un incubatore può offrire i seguenti servizi:
Gli incubatori si sono rivelati un importante soluzione per la salvaguardia e il lancio delle Startup, ma sono estremamente selettive e scelgono quelle Startup che ritengono abbiano le caratteristiche migliori per affrontare un mercato. Tutto ciò va a discapito di numerose Startup il cui potenziale è stato valutato iniquo.
Molte delle Startup scartate e che difficilmente potranno superare lo scoglio di un lancio sul mercato non hanno quindi nessuna possibilità e sono votate al fallimento?
Ritengo di no, perché esiste una soluzione alternativa che è l’aggregazione in rete che unendo le potenzialità di ciascuna Startup e massimizzando l’offerta innovativa consente molte chance.
L’aggregazione in reti di imprese ha consentito fino ad oggi alle PMI che volevano combattere la crisi, innovare i propri prodotti e/o internazionalizzarsi, di riuscire a dare luce ai propri progetti con successo.
I nodi fondamentali sono la condivisione del progetto e la comunione delle esperienze e delle competenze, pur mantenendo ferma la propria individualità giuridica.
Un’aggregazione in rete di Startup darebbe molti vantaggi quali:
Questi vantaggi sono parte essenziale dell’unione delle forze delle singole Startup. Le Startup in rete possono avere inoltre un miglior posizionamento strategico in termini di: brevetti delle proprie innovazioni, di ricerca di investimenti esteri.
Concludo con un pensiero di Oiziruam Otannamma sull’aggregazione come abbattimento dell’isolamento:
“Per le Imprese (piccole o grandi), nel nuovo Villaggio Globale, la vera INNOVAZIONE è il Primo Passo che le allontana dall’isolamento”